fbpx

Ricordando Gigi Proietti…

Era il 1991, avevo 10 anni, e io quella mattina non ero andato a scuola, non ricordo il motivo. In casa c’erano le vecchie VHS e nella mia famiglia, che mangia da sempre pane e teatro, c’era l’abitudine di registrare quello che la RAI spesso mandava in onda. 


Non so perché presi proprio quella videocassetta, quel giorno, non vi era nemmeno il nome sopra, quindi probabilmente la inserii nel videoregistratore per pura curiosità. 


All’interno trovai una strana commedia, ambientata in una Roma antica, ai tempi di Tiberino addirittura, prima ancora di Romolo e Remo: si chiamava “ I 7 re di Roma”, di Luigi Magni, musiche di Nicola Piovani, regia di Garinei e Giovannini, interpretata da soli 2 attori principali Gigi Proietti e Gianni Bonagura. 


Insieme a loro, tantissimi ballerini, attori giovani, scenografie sensazionali e una storia che ancora oggi mi emoziona e mi commuove. Ho messo io il nome a quella videocassetta e, come facevamo una volta, ho staccato la linguetta in modo che su quella VHS nessuno potesse registrarvi sopra. 


In quella commedia, Gigi interpretava 12 personaggi personaggi diversi, uno più bello dell’altro, uno più particolare dell’altro: ballava, cantava, recitava in modo impareggiabile e alla fine raccoglieva un applauso pazzesco da parte del pubblico che lo osannava. 


Insieme ai miei fratelli, l’avremo vista un milione di volte. 


Credo che quella commedia abbia influenzato in modo imprescindibile tutto il mio fare teatro degli anni successivi, rappresentando un punto di riferimento per tutto quello che avrei cercato di fare di lì in avanti. 


E poi “Kean”, “Il fattaccio brutto del vicolo del moro”, “Febbre da cavallo”, “Il lonfo”, la sua straordinaria carriera ha avuto il privilegio di riuscire a unire la cultura italiana globale, dai grandi capolavori alla bellezza delle sue barzellette. 

 

 

Il mio sogno era quello di incontrare quest’uomo dalla tecnica straordinaria, ma in grado di far apparire tutto semplice, tutto molto naturale, cosa che lo ha sempre fatto apparire come un amico che conosci da tempo. 

Il primo incontro avvenne nel 2009 e penso che non lo dimenticherò mai: lavoravo di sera in ufficio, una grande azienda di telecomunicazione, ma a Catanzaro c’era il Nabucco che lui aveva diretto. Erano le 18,00 circa e lo spettacolo avrebbe avuto inizio alle 18,30. Non si sapeva ancora se lui ci sarebbe stato, così andai a lavoro normalmente. 


A un certo punto, ricevo una telefonata meravigliosa: c’è Gigi nel foyer! 
Rischiando tutto, anche il licenziamento, corsi fuori dall’ufficio, mi precipitai al teatro dove era complicatissimo trovare parcheggio: lasciai la macchina lontano e con una energia che presi non so da dove, arrivai ansimante alle porte del teatro. Lui era lì, quasi ad aspettare il suo pubblico. 


Parlammo a lungo e per me fu una gioia immensa, soprattutto quando, discutendo insieme all’assessore dell’epoca, riuscii a suggerire l’idea di organizzare un incontro con lui, cosa che avvenne l’anno dopo, coinvolgendo le scuole di teatro della zona. 

 

 

 

 

E l’anno dopo, il 2010, c’era tutta la Calabria a quel “Di nuovo, buonasera”, uno spettacolo in cui lui ripercorreva la bellezza della sua carriera teatrale, e anche all’epoca, tutte le sere, mi ritrovavo a parlare con lui tanto che alla fine fu lui a riconoscermi dicendomi “Ma tu ancora qua stai? Ma non l’hai già visto?”

Già, l’avevo già visto, ma per me era una gioia immensa poter vedere da vicino quello che ho sempre considerato il più grande attore italiano, senza se e senza ma, in grado di ripetere per migliaia di volte la stessa scena, suscitando sempre nel pubblico, tantissime emozioni, risate e amore per il teatro. 


Si, l’amore per il teatro è stato sempre quello che maggiormente lo ha contraddistinto; in mezzo a tantissimi successi, anche due cocenti delusioni, entrambe non dovute a lui: la chiusura della sua scuola da cui erano nati immensi talenti come Brignano, Tirabassi, Cirilli, Insinna e tanti altri (“la scuola me l’hanno chiusa perché funzionava”, diceva sempre) e l’estromissione dalla direzione del Teatro Brancaccio, per concederlo a Maurizio Costanzo, cosa per la quale soffri’ molto, ma da cui seppe rialzarsi come solo i grandi sanno fare. 

 

Creò, infatti, il Globe Theater Silvano Toti, un teatro in perfetto stile inglese nel cuore di Roma, in cui ogni estate rivivono i grandi capolavori shakesperiani, progetto nel quale ha creduto molto anche quest’estate, presentando la serata di apertura. 


E’ uscito di scena nel giorno del suo ottantesimo compleanno, l’ironico 2 novembre in cui era nato nel 1940: si dice che questa cosa sia riservata agli uomini giusti. 

 

Io credo semplicemente che quest’anno, caratterizzato in modo grottesco dalla chiusura di tutti i teatri del mondo, se ne sia andato un grande pezzo di Teatro. Il più grande di tutti! 

 

 

QUEST’AMORE, meraviglioso testo  di Roberto Lerici, dedicato (sperando di non averlo rovinato) a tutti i teatri e i cinema chiusi, ma anche “all’uscita di scena” di Gigi Proietti, di cui vi sono mille versioni memorabili.  Musica arrangiata e composta dal Maestro e Amico Alfredo Paonessa. Un semplicissimo omaggio, ma anche un modo per colmare il vuoto che questo anno assurdo sta causando… Un abbraccio, Maestro Gigi!

Lascia un commento