fbpx

Perché NON mi è piaciuta Napoli milionaria su Rai1

Perché NON mi è piaciuta “Napoli milionaria” su Rai1.

Premesso che gli attori sono stati uno più bravo dell’altro e Massimiliano Gallo, per me, è uno dei più grandi attori italiani, ritengo che sia stata fatta molta confusione nella sceneggiatura e nel significato stesso del dramma di Eduardo.

La bambina, che compare all’inizio della fiction (perché di fiction si tratta), teoricamente non sarebbe mai dovuta apparire; proprio nel monologo finale Gennaro dice “Non so perché ma quella bambina mi fa pensare al paese nostro… Se ognuno potesse guardare dietro quella porta… ognuno si metterebbe la mano sulla coscienza…” è una metafora, o forse ancora meglio, un’allegoria straordinaria… vederla all’inizio mi ha completamente spiazzato.

 Amalia litiga con Vicenza perché lei vende il caffè a mezza lira di meno, non vi era alcun bisogno (sempre secondo il mio modesto parere) di buttare il lenzuolo per terra che poi farebbe scattare la denuncia, con tanto di perquisizione delle forze dell’ordine.

 Proprio durante il controllo delle forze dell’ordine, Gennaro viene ammirato dal brigadiere Ciappa perché non parla e anche se il bombardamento è vicino, lui continua a interpretare la parte del morto in modo eccezionale. “E’ sacrilegio toccare un morto, ma è più sacrilegio ancora mettere le mani addosso a uno vivo come a te”.

Questa battuta, fondamentale per capire il ruolo di Ciappa e la stima reciproca tra i due uomini, soprattutto verso il finale, nella fiction scompare e Gennaro smette di essere finto defunto per colpa della puzza di formaggio che sente in continuazione.

 Sparisce un personaggio con una verve comica eccezionale, come Assunta, che con la sua risata isterica mette in imbarazzo sia Amalia che Enrico Settebellizze; ancora una volta la sparizione non è stata giustificata in nessun modo.

E nel dialogo tra Gennaro e Enrico, che tanto dialogo non è, ancora una volta c’è qualcosa che non quadra: Enrico nella sceneggiatura originale tenta di spiegarsi e Gennaro non parla, non ascolta, semplicemente non c’è. In questa versione risponde, si confronta e quasi si giustifica. Molto strano!  

Infine perde ogni importanza il personaggio di Riccardo che, per me, è da sempre il fulcro di tutta la “commedia”, capolavoro assoluto di Eduardo.

Il Ragioniere Riccardo, infatti, è il motivo per cui Amalia è obbligata a fare un dolorosissimo esame di coscienza, quando riceve in dono proprio da Riccardo, la medicina che potrebbe salvare la sua bambina, malata e a solo una notte dalla morte.

Lui è stato completamente dissanguato da Amalia che, poco alla volta, lo ha privato di tutti i soldi e delle sue piccole ma dignitose proprietà. Quando potrebbe vendicarsi, decide di regalarle la medicina. Nell’opera teatrale c’è un bellissimo dialogo e poi la spiegazione di Riccardo, epica. Nella fiction, nulla.

Cosi come alla fine Gennaro si limiterà a dire due parole, invece di spiegare tutto il suo stato d’animo nel lungo monologo finale che porterà poi alla frase storica “Ha da passà ‘a nuttata”

 Ora io so benissimo che la Tv non può essere il teatro, che il pubblico televisivo ha delle necessità diverse dal pubblico che va a teatro e sono estremamente felice del fatto che dopo 80 anni si possa ancora discutere dell’opera di un maestro assoluto come Eduardo.

 Non ho alcuna intenzione di fare confronti tra gli attori, sarei un pazzo, penso però che il significato di “Napoli milionaria!” sia oggi ancora più attuale di un tempo, se possibile: la famiglia come nucleo centrale di una società offuscata dalle carte di mille lire, per cui il cuore deve sbattere e una bambina malata, molto malata, che vuole rappresentare una società intera, guaribile solo se ci diamo una mano a vicenda.

 Ecco perché avevamo deciso di metterla in scena. Oggi più che mai c’è bisogno di spiegare che la guerra non è finita e non è finito proprio niente, che c’è bisogno di ascoltarsi, di tenersi la mano e aiutarsi.

Al di là del bellissimo tentativo e della straordinaria opera degli attori, ci tengo a ribadirlo, credo che un’analisi leggermente più approfondita del significato dell’opera avrebbe portato a un risultato migliore, che ci auguriamo di raggiungere il 28 gennaio 2024, alle 18,30 al Cinema Teatro Comunale di Catanzaro.

Noi ce la metteremo tutta e speriamo che anche tu sia dei nostri per vedere il capolavoro di Eduardo De Filippo nella sua interezza e, quindi, in tutta la sua bellezza.

 

Lascia un commento