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Tour dei teatri – Il Teatro Massimo di Palermo

Diamo inizio a una serie che potrà avere migliaia di puntate!

Il Teatro Massimo di Palermo è un teatro lirico, il più grande in Italia e secondo in Europa, un teatro con una storia pazzesca. E’ stato chiuso per 23 anni a causa di una imponente ristrutturazione, dal ’74 al ’97. Riaperto poi con l’amministrazione di Leoluca Orlando, è uno dei teatri più famosi del mondo, grazie anche ad alcune scene epiche del film “Il padrino – parte III”, tra cui la scena della scala in cui muore la figlia di Michael Corleone. 

 

La biglietteria ha un’entrata laterale e all’interno vi è anche un angolo shop e un’elegante sala d’attesa. 

Il Teatro organizza ogni giorno delle visite guidate e, in base agli spettacoli che stanno andando in scena, si può anche visitare il palcoscenico e il dietro le quinte che per  me era la parte più interessante del tour, ma devo dire che ho trovato mille curiosità anche nella parte più turistica. 

Il teatro è stato costruito alla fine dell’800 dall’architetto Giovan Battista Basile ma fu ultimato dal figlio, Ernesto, anche egli architetto, in seguito alla morte del padre. 

Mentre eravamo lì, era in corso l’allestimento dello Schiaccianoci e abbiamo potuto osservare le straordinarie scenografie che erano libere di esaltarsi sul palcoscenico più grande d’Italia. 


50 metri di profondità e addirittura oltre 70 metri di altezza, fanno del Teatro Massimo uno dei palcoscenici più belli del mondo. 

Nella sala pompeiana, chiamata così per gli affreschi che ricordano la città di Pompei, si verifica uno stranissimo effetto eco che rende difficile l’ascolto delle persone che stanno lontane tra di loro, ma allo stesso tempo si sente molto bene da vicino.


 Pare che sia stato fatto volutamente per poter parlare liberamente di ogni argomento a patto che si stesse vicini. Inoltre al centro la voce appare come incredibilmente amplificata, sembra quasi di cantare, mentre ai lati questo effetto svanisce. 


Questo accade grazie alla struttura e alle 14 porte, di cui 7 in realtà sono murate, proprio per realizzare questo effetto molto particolare. 

E’ stato inaugurato alla fine del 1800 con il Falstaff, ultima opera di Giuseppe Verdi.

Il sipario fu conservato per anni nel laboratorio di scenotecnica situato nel quartiere Brancaccio, a Palermo; poi fu riposizionato nel teatro e rappresenta l’incoronazione del re Normanno Ruggiero II, ma viene utilizzato solo all’inizio degli spettacoli. 

Il palcoscenico è molto grande, 2° in Europa dopo il palco dell’Operà di Parigi e ha un sistema di carico e scarico con un gancio di traino che serve a sollevare i vari “case” dei tecnici e le scenografie. 

 

Sono stati necessari 20 anni per la costruzione e altri 20 circa per la ristrutturazione: in effetti, come spesso accade in Italia, i lavori erano iniziati ma poi non vi erano i fondi per ultimarli. 

Il 20 maggio del 1997 ci fu una grande festa per la riapertura dopo un’ingiustificata chiusura. Oggi è diventato un modello riconosciuto a livello internazionale ed è un simbolo del Made in Italy nel mondo. 

Dati tecnici


50 metri di profondità 
38 metri di larghezza 
70 metri di altezza compreso il sottopalco 

 

Graticcia a 3 livelli 

Una si trova a 40 metri, restaurata in metallo
Le altre 2 si trovano a  45 e 48 metri in legno, e non sono più utilizzate.
E’ stata realizzata un’importante modernizzazione, rinforzata la struttura in ghisa ma con le colonne rivestite in cemento.  

 

Pavimento inclinato al 6 percento in direzione opposta alla sala  

Utile per avere una buona visuale dagli ultimi posti e accentuare la prospettiva delle scenografie 
L’acustica della sala è eccellente grazie alla struttura, alla forma a ferro di cavallo e al legno di castagno e di tiglio, ricoperto in foglia d’oro, non servono microfoni
Il piano dell’orchestra si può movimentare 

 
Sipario originale realizzato da Giusepe Sciti e rappresenta una scena dell’XI secolo 

l palcoscenico ha anche ospitato un elefante vero, insieme ad altri animali, per l’Aida di Franco Zeffirelli, 
Hanno anche portato una serie di mercedes sempre dal portone dietro mentre l’elefante è entrato… in un altro modo

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