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Il teatro in dialetto… è Teatro!

Una farsa che profuma di antico.

Il primo incontro con questa commedia (che in realtà è una farsa) avvenne quando avevo 10 anni: frequentavo il Laboratorio Teatro Azione e stavo lì a vedere le prove, partecipavo che può fare un bambino alla realizzazione delle scenografie, affiancavo quasi sempre Nino Gemelli e tutte le persone che collaboravano con lui. 

 

Non ero una mascotte, davo sempre una mano fattiva, spesso come attore quando la parte era adatta alla mia età, altre volte collaboravo nel ruolo più adatto per un bimbo di 10 anni; in questa commedia il mio ruolo era Aiuto direttore di scena, e ricordo perfettamente la mia emozione nel vedere il mio nome sulla locandina dell’epoca. 

 

Era un ruolo di responsabilità: dovevo sistemare tutti gli oggetti e farli trovare agli attori nel momento esatto in cui avrebbero dovuti portarli in scena. Dovevo verificare che fosse tutto sempre in ordine e che gli attori si concentrassero e fossero pronti per entrare. Insomma, un lavoraccio anche vista la mia età. 

 

non ho mai pensato che quella fosse una commedia dialettale, il mio impegno era esattamente uguale a quello che avrei messo se avessimo interpretato La tempesta di Shakespeare. 

Eppure “Quandu u diavulu t’accarizza…” è una storia semplice, popolare, impreziosita davvero tanto dal linguaggio utilizzato da Ciccio Viapiana, un dialetto molto antico, che trova nei termini più ricercati la sua perfetta realizzazione. 

 

Poi, stiamo parlando di circa 30 anni fa, Ciccio diede la commedia a Nino Gemelli e gli chiese di metterla in scena. La commedia “girava bene”, ma era davvero troppo lineare per i gusti di Nino che realizzò appositamente la scena della seduta spiritica, che probabilmente è quella che si ricorda maggiormente all’interno di tutto lo spettacolo. 

 

Oggi riproponiamo ancora una volta questa commedia che ci ha regalato immense soddisfazioni, ci siamo divertiti tantissime volte a portarle nelle piazze e si è divertito molto anche il pubblico a vedere la storia di Don Carru e Totareddhu, di Donna Rosa e Don Felice, di tutta la piazzetta, Via del Vagghjo, che come una famiglia affronta le vicissitudini quotidiane, specie la novità di Clelia e Gaetano… 

 

Non posso dirti tutto, ovviamente, devi venire a vederla il prima possibile, alzarti dal divano e partecipare a questa riproposizione di una Catanzaro che non c’è più ma che non si deve dimenticare. 

 

 

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