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Marco Trocino

FotUn teatro immenso, il Comunale. Grande, non enorme, ma comunque immenso.
La sua storia si respira su ogni gradino della doppia scala che scende in platea, su ogni poltrona della sala
ed, ancor di più, sulle tavole in legno di quel palco appena pendente. Quante donne e quanti uomini hanno
osservato il proprio volto in quegli specchi, prima di occupare quei posti nell’attesa che lo spettacolo
iniziasse e, soprattutto, quanti artisti hanno consumato il duro e rumoroso tavolato che, discendendo
lentamente verso il pubblico, può aver dato ai più grandi una piacevole sensazione di condivisione nel
donare la propria arte oppure disorientato alquanto i meno esperti, nel compiere i loro movimenti in scena.
Una realtà rigida, fredda e silenziosa, fino a quando i riflettori non si accendono sulle nude quinte, in attesa
che qualcuno esca da lì dietro. Questo era ciò che immaginavo. Questo era ciò che tanta reverenziale storia
lasciava presagire.
Nulla di tutto questo.
Dopo anni ad attendere una possibilità, a desiderare di provare a dilettarsi in quella superba e difficile arte
che porta un uomo ad uscire da sé stesso per divenire qualcun altro, finalmente, quasi per caso, vengo a
sapere che proprio lì si erano svolti dei provini per un laboratorio teatrale. Con ritardo, a corso iniziato,
come sempre succede quando tieni a qualcosa, mi vien detto, per fortuna, che ero ancora in tempo.

“Se riesci, presentati domani sera nel foyer del teatro. Francesca.”

E dopo queste poche righe, una famiglia. Questo è ciò che mi si è presentato davanti.
Ogni dubbio ed ogni paura si è dissolta all’istante, lasciando spazio a quella tranquillità di esprimersi e di
giocare con la fantasia che si può vivere solo quando si è a casa, con persone, al tuo fianco, che amano farti
stare bene; quella stessa libertà che, sto imparando pian piano, concede ad ognuno la gioia di sperimentare
e di creare senza il timore di sbagliare, di essere additati o di venire redarguiti per incapacità o errore,
trasportando l’essere di ognuno in un personaggio o ancor più in una vera e grande realtà senza
abbandonare, nemmeno per un istante, la bellezza del piacere.