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Trasforma la tua articolazione e migliora la tua pronuncia!

7 passi facili facili per evitare di “mangiarsi le parole” e parlare in maniera chiara e comprensibile.

Hai la sensazione che le tue parole scivolino via, non pronunci correttamente le sillabe finali, parli troppo piano o troppo velocemente e la tua articolazione risulta poco comprensibile? 

In questo articolo trovi 7 esercizi molto semplici che ti consentiranno di trasformare e migliorare per sempre la tua articolazione, il modo in cui pronunci le parole. 

Guarda anche il video

per provare le varie fasi dell’esercizio insieme a me! 

Non è un corso di dizione, ma un metodo che ti segue passo dopo passo nella trasformazione del tuo modo di parlare: il metodo nasce dalla Calabria dove, si sa, per motivi storici e legati all’ascolto dell’ambiente circostante, la pronuncia e l’inflessione sono da sempre molto forti, abbiamo delle consonanti che spesso  “sfiatano”, soprattutto quando utilizzi un microfono o quando parli al telefono. 

Se questo metodo funziona per i calabresi, lo troverai utile anche tu che hai intenzione di trasformare definitivamente la tua articolazione e la tua pronuncia, a patto che esegua gli esercizi così come troverai nel video in fondo. 

E’ una “Superserie articolatoria”: come quando vai in palestra e il coach ti fa fare le superserie per allenare vari gruppi di muscoli uno dopo l’altro, così può fare con l’articolazione e con tutti i muscoli che regolano questo processo straordinario. 

Il brano scelto è tratto da “Mondo di carta” di Luigi Pirandello, ma puoi fare l’esercizio con qualsiasi testo desideri: questo contiene all’interno dei gruppi consonantici che ci aiutano a “strechare” tutti i muscoli della bocca, i denti, le guance e la lingua, che probabilmente non alleniamo mai e magari sono un pò anchilosati. 

I 7 step della Superserie Articolatoria 

1° Step – Leggere il brano normalmente, soffermandosi sulle pause dettate dalla punteggiatura. 

Facile, basta leggere il brano e fare una pausa a ogni virgola o punto presente. 

2° Step – Leggere il brano prendendo fiato ogni 7 parole

Ogni 7 parole troverai uno slash, una barretta che ti dirà che devi fermarti, prendere fiato e leggere le 7 parole successive. Questo esercizio è fondamentale per iniziare a controllare la tua respirazione ed evitare di restare senza fiato o averne troppo! 

3° Step – Leggere il brano suddiviso in sillabe 

Utilizza questa fase soprattutto per imparare a mantenere un’unica tonalità degli accenti, senza fare cantilene e senza aumentare il tono sulla penultima sillaba di ogni parola (per capire cosa intendo, prova a contare fino a dieci: quando pronunci il numero 9, la tonalità dell’accento cambia, in questo esercizio proveremo a non farlo, parleremo con un unico accento come se fossimo dei robot). 

4° Step – Leggere il brano con i corretti accenti fonici 

Gli accenti fonici distinguono una vocale aperta (è, ò) da una vocale chiusa (é,ó); noi calabresi, naturalmente, abbiamo quasi tutte le vocali aperte, in particolare nella parte finale delle parole. Faremo un video a parte sull’argomento: per il momento prova ad ascoltare il video e a ripetere i diversi suoni delle vocali, esagerando la loro articolazione. 

5° Step – Leggere il brano a denti stretti 

Esercizio fondamentale, perché leggere a denti stretti costringe tutti i muscoli a compiere un lavoro di stretching e quindi alla fine sentirai un formicolio alle labbra, segno che hanno lavorato correttamente. Ricorda, le labbra si devono quasi “staccare” dai denti”!

6° Step – Leggere il brano alzando il volume delle finali

La lingua italiana contiene moltissime parole “piane”, parole con accento tonico sulla penultima sillaba,  cioè con un aumento di intensità sulla penultima sillaba delle parole (a|mó|re, man|tèl|lo, ca|te|nì|na). Questo fa sì che noi mettiamo più forza sulla penultima sillaba e lasciamo scorrere l’ultima, dimentichiamo di pronunciarla oppure si “fonde” con la prima sillaba della parola successiva, andando a sfaldare la nostra comunicazione.   Prova questa fase dell’esercizio per pronunciare correttamente anche le sillabe finali. 

7° Step – Leggere il brano normalmente 

A questo punto dell’esercizio, dovresti sentire un’articolazione molto più sciolta, ricorda però di ripetere la Superserie una volta al giorno per almeno una settimana. Il tuo modo di parlare cambierà definitivamente. 

Ti allego qui il testo di tutto l’esercizio e, soprattutto, il video in cui ti spiego passo dopo passo come effettuare l’esercizio! 

A presto e… Good Sweet Speaking! 

 

 

 

 

LEGGERE IL BRANO NORMALMENTE, SOFFERMANDOSI SULLE PAUSE DETTATE DALLA PUNTEGGIATURA

 

Un gridare, un accorrere di gente in capo a Via Nazionale, attorno a due che s’erano presi: un ragazzaccio sui quindici anni, e un signore ispido, dalla faccia gialliccia, quasi tagliata in un popone, su la quale luccicavano gli occhialacci da miope, grossi come due fondi di bottiglia. Sforzando la vocetta fessa, quest’ultimo voleva darsi ragione e agitava di continuo le mani che brandivano l’una un bastoncino d’ebano dal pomo d’avorio, l’altra un libraccio di stampa antica. 

 

 

LEGGERE IL BRANO PRENDENDO FIATO OGNI 7 PAROLE, IMPORTANTE NON SOFFERMARSI SULLA PUNTEGGIATURA O SULLE PAUSE LOGICHE

 

Un gridare un accorrere di gente in / capo a Via Nazionale attorno a due / che s’erano presi un ragazzaccio sui quindici / anni e un signore ispido dalla faccia / gialliccia quasi tagliata in un popone su / la quale luccicavano gli occhialacci da miope / grossi come due fondi di bottiglia Sforzando / la vocetta fessa quest’ultimo voleva darsi / ragione e agitava di continuo le mani / che brandivano l’una un bastoncino d’ebano dal / pomo d’avorio l’altra un libraccio di stampa / antica

 

LEGGERE IL BRANO SUDDIVISO IN SILLABE 

Un gri-da-re, un ac-cor-re-re di gen-te in  ca-po a Vi-a Na-zio-na-le, at-tor-no a due  che s’e-ra-no pre-si: un ra-gaz-zac-cio su-i quin-di-ci an-ni, e un si-gno-re i-spi-do, dal-la fac-cia gial-lic-cia, qua-si ta-glia-ta in un po-po-ne, su- la qua-le luc-ci-ca-va-no gli oc-chia-lac-ci da mi-o-pe, gros-si co-me due fon-di di bot-ti-glia. Sfor-zan-do la vo-cet-ta fes-sa, que-st’ul-ti-mo vo-le-va dar-si  ra-gio-ne e a-gi-ta-va di con-ti-nuo le ma-ni  che bran-di-va-no l’u-na un bas-ton-ci-no d’e-ba-no dal  po-mo d’a-vo-ri-o, l’al-tra un li-brac-cio di stam-pa an-ti-ca

 

 

 

LEGGERE IL BRANO CON I CORRETTI ACCENTI FONICI (5 v.)

 

Un gridaré, un accórréré di gènté in capó a Via Naziónalé, attórnó a dué ché s’èranó prési: un ragazzacció sui quindici anni, é un signóré ispidó, dalla faccia gialliccia, quasi tagliata in un pópóné, su la qualé luccicavanó gli ócchialacci da miópé, gròssi cómé dué fóndi di bóttiglia. Sfórzandó la vócétta féssa, quést’ultimó vóléva darsi ragióné é agitava di cóntinuó lé mani ché brandivanó l’una un bastóncinó d’èbanó dal pómó d’avòrió, l’altra un libracció di stampa antica. 

 

LEGGERE IL BRANO A DENTI STRETTI, ESAGERANDO IL MOVIMENTO DELLE LABBRA CHE SI “STACCANO DAI DENTI”.

 

Un gridaré, un accórréré di gènté in capó a Via Naziónalé, attórnó a dué che s’èranó prési: un ragazzacció sui quindici anni, é un signóré ispidó, dalla faccia gialliccia, quasi tagliata in un pópóné, su la qualé luccicavanó gli ócchialacci da miópé, gròssi cómé dué fóndi di bóttiglia. Sfórzandó la vócétta féssa, quést’ultimó vóléva darsi ragióné é agitava di cóntinuó lé mani ché brandivanó l’una un bastóncinó d’èbanó dal pómó d’avòrió, l’altra un libracció di stampa antica. 

 

 

LEGGERE IL BRANO ALZANDO IL VOLUME SULLA VOCALE O CONSONANTE FINALE 

UN gridarE, uN accorrerE dI gentE iN capO A ViA NazionalE, attornO A duE chE s’eranO presI: uN ragazzacciO suI quindicI annI, E uN signorE ispidO, dallA facciA giallicciA, quasI tagliatA iN uN poponE, sU lA qualE luccicavanO glI occhialaccI dA miopE, grossI comE duE fondI dI bottigliA. SforzandO lA vocettA fessA, quest’ultimO volevA darsI ragionE E agitavA dI continuO lE manI chE brandivanO l’unA uN bastoncinO d’ebanO daL pomO d’avoriO, l’altrA uN libracciO dI stampA anticA. 

 

 

 

 LEGGERE IL BRANO NORMALMENTE, DOVRESTI AVVERTIRE UNA ARTICOLAZIONE MOLTO PIU’ SCIOLTA

 

Un gridare, un accorrere di gente in capo a Via Nazionale, attorno a due che s’erano presi: un ragazzaccio sui quindici anni, e un signore ispido, dalla faccia gialliccia, quasi tagliata in un popone, su la quale luccicavano gli occhialacci da miope, grossi come due fondi di bottiglia. Sforzando la vocetta fessa, quest’ultimo voleva darsi ragione e agitava di continuo le mani che brandivano l’una un bastoncino d’ebano dal pomo d’avorio, l’altra un libraccio di stampa antica. 

 

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