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“Sticaxxi” vince sempre!

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Sticaxxi non è una brutta parola, non come la intendo io, almeno!

 

 E’ uno dei modi per essere felici! 

Proprio oggi leggevo un mio vecchio articolo che ha riscosso un certo successo, non tanto per quello che c’è scritto, ma soprattutto per il concetto che contiene.

Lo allego qui ,in modo che se ne hai voglia, te lo vai a leggere. https://www.associazioneincanto.it/parola-dordine-sticaxxi/

 

Il concetto della parola “Sticaxxi”, che non è solo un modo di dire, ma diventa uno stile di vita.

E non deve essere inteso come superficialità o pressapochismo, tutt’altro. E’ un modo importante, invece, direi fondamentale di sopravvivere, per cercare di tirare diritto anche quando le opinioni del mondo divergono dalla tua, cioè sempre.

Non c’è mai una volta, infatti, qualunque cosa tu faccia, che le persone che hai accanto si dimostrino comprensive o addirittura contente di quello che tu stai facendo. Di solito le persone, anche quelle che ti vogliono più bene, pensano sempre che tu stia facendo qualche sciocchezza o qualcosa che non va bene. 

E’ normale, non capiscono quello che stiamo facendo e non sono abituate a pensare che magari quello che stiamo facendo potrebbe avere un senso! 

Rileggendo l’articolo e in seguito ad alcuni importanti avvenimenti dell’ultimo periodo, ho pensato di approfondire la questione, analizzandola dal punto di vista degli allievi del laboratorio teatrale, il TeatroLAB, il cui payoff (o slogan che dir si voglia) è… 2 ore fuori dal mondo!  

Abbiamo avuto una bella discussione qualche giorno fa, uno di quei confronti che fanno tanto bene perché hai modo di aggiustare il tiro, di correggere gli errori, di apprezzare e fare apprezzare le cose che funzionano e, soprattutto, solo parlando con gli allievi ti rendi conto del significato che assume tutto quello che stai facendo.

E tu mi puoi dire… “ E sticaxxi”? Ma no, non è questo il punto.  La riflessione, piano piano, arriverà al dunque e a te chiedo soltanto di avere un po’ di pazienza e arrivare a leggere fino alla fine.

A prescindere dal motivo della riunione, credo che parlare con la gente, specie le persone a te più vicine, possa solo fare bene, indipendentemente dalle critiche e da come la discussione si possa evolvere. Si parla, e la cosa in sé e per sé è già positiva. Perché in fondo, ormai le discussioni avvengono su internet, sui social, che hanno si aiutato la velocità della comunicazione, ma ne hanno peggiorato infinitamente la qualità.

Quante conversazioni tieni su Whatsapp?

Voglio la verità, non una bugia. 

 E quante volte non capisci o confondi il tono con cui i tuoi interlocutori si esprimono su una qualsiasi piattaforma virtuale? 

E non cambiano le cose con i messaggi vocali, anzi sono addirittura più odiosi.

 Hai presente quando stai lavorando o facendo qualsiasi cosa e ti arriva uno di quei messaggi che durano 6 o 7 minuti e non hai il tempo e la voglia di ascoltare in mezzo alla gente? 

Ecco, il miglior modo è la comunicazione frontale, che poi non è altro che l’essenza del teatro stesso.

Ed allora mi sono domandato (e l’ho fatto per più giorni) perché una persona vuole frequentare un corso di teatro? Perché una persona qualsiasi che lavora tutto il giorno o uno studente che passa la gran parte del suo tempo sui libri, deve poi occupare altre ore della giornata a frequentare un corso di questo tipo?

Cosa vuole ottenere da un corso di teatro che, presumibilmente, durerà diversi mesi e prenderà tempo, fatica, energia, attenzione…

Non un corso di teatro professionistico, ben inteso, ma un corso di teatro amatoriale, uno dei corsi condotti al TeatroLAB o uno dei tanti laboratori teatrali che ci possono essere in qualunque città.

 Intanto specifico che sto parlando di persone adulte, non di bambini, in quanto per i bambini il discorso è molto diverso. 

Perché, anche se è vero che i bambini quando giocano spontaneamente fanno il miglior teatro possibile (“Facciamo che io ero...”), è anche vero che quando sanno che c’è qualcuno a guardarli, perdono la loro naturalezza e, in un modo o nell’altro, diventano parzialmente “costruiti”.

Gli adulti, invece, hanno delle motivazioni ben precise che li portano ad affrontare il percorso del TeatroLAB e scegliere di occupare altre ore dopo il lavoro.

 La prima, come avrai intuito, è trascorrere le 2 ore fuori dal mondo, 2 ore in cui ti estranei da tutto quello che normalmente fa parte del tuo mondo ed entri a far parte di un’altra realtà, fantastica o reale, in cui sei una parte del tutto, un ingranaggio senza il quale il resto non può funzionare correttamente.

In queste 2 ore fuori dal  mondo, il concetto di “Sticaxxi” è particolarmente importante e, per quanto io tenda a semplificare e a volte a banalizzare, è davvero fondamentale considerare la necessità di mandare a quel paese  pensieri più impegnativi, per qualche ora nella giornata. Semplificare, ironizzare e anche banalizzare a volte, sono attività importantissime quando si ha a che fare con gruppi ampi, perché il rischio di prendersi troppo sul serio è sempre lì dietro l’angolo.

La seconda motivazione è quella di mettersi in discussione, non solo con gli altri ma soprattutto con noi stessi.

 

“Chi lo ha detto che io non sono in grado di salire sul palcoscenico? E chi dice che io non possa superare la paura di parlare in pubblico? Ma si, Sticaxxi, io ci provo e ce la metto tutta, voglio affrontare e superare tutte queste inutili paure.” Facile a dirsi, più difficile da realizzare, specie se poi non trovi il giusto ambiente o magari la classe non corrisponde esattamente alle tue aspettative: comunque, è sempre bene provarci.

C’è anche da dire che il teatro, in un periodo in cui siamo riusciti a portare con successo in televisione anche la danza, è rimasto l’ultimo vero baluardo culturale difficile da apprezzare con altri mezzi. Esistevano i radio drammi e spesso il teatro è andato in televisione, ma la bellezza di vedere il teatro a teatro non ha eguali almeno per il momento. Fare teatro, quindi, può anche essere letto come un modo per fare cultura, ognuno a modo suo!

La cosa più interessante, però, è che si fa teatro, o si prova a farlo, per un motivo molto semplice: per essere felici. E forse questa cosa ti può sembrare strana, magari pensi che il teatro sia una cosa noiosa e inutile, ma siccome mi rivolgo in particolare ai miei allievi, credo che loro sappiano di cosa sto parlando.

L’attore è quella persona che, naturalmente, riesce a controllare le proprie emozioni, riesce ad averne il controllo, riesce a farle emergere in un determinato momento, scelto da lui o dal regista, vive attraverso il suo corpo storie ed emozioni che ha scritto qualcun altro, eppure riesce a viverle come fossero proprie.

Questo fa si che si possano esplorare diversi punti di vista, si ossa vedere il mondo con gli occhi dell’altro e quindi si fanno esperienze straordinarie anche insieme ad altri attori.

E allora, se tutto questo riesce a renderti felice, se metterti in gioco ha cambiato la tua vita, se adesso hai una strada più chiara nel tortuoso percorso della vita, ma chi se ne frega se devo rinunciare ad un’uscita serale, se non tutti gli amici capiscono questa mia passione, se devo spiegare alla mia famiglia che per tutto l’anno ho fatto un corso che mi ha tenuto parzialmente lontano dalla casa… 

 

Capiranno, capiranno quando mi vedranno felice!

E allora, Sticaxxi, che vince sempre. Senza alcun dubbio. 

 

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